La presenza di fiumi, le condizioni climatiche particolarmente favorevoli, il razionale uso del territorio insieme alla struttura socio-economica poggiata sulla piccola e media proprietà fondiaria, furono certamente gli elementi essenziali del grande sviluppo delle città-stato della Magna Grecia.
L’alleanza con Annibale e la conquista romana, invece, furono causa della loro cancellazione politica, dell’abbandono del territorio e dell’affermazione dell’economia latifondistica; questi fattori, in concomitanza di rovesci naturali quali la deviazione degli alvei fluviali e l’estesa inondazione della pianura, portarono all’irreversibile deterioramento dell’ambiente.
Alfonso Pontrandolfi, nella sua pregevole “Storia della bonifica metapontina” ci ha riconsegnato alcune impressionanti testimonianze del degrado della pianura jonica lucana, con le parole:
Con l’unificazione d’Italia venne avviato un timido processo di bonifica, che si andò estendendo, fra l’inizio del secolo e l’immediato anteguerra, con l’esecuzione di opere prevalentemente di viabilità e di risanamento idraulico delle aree litoranee e sub-litoranee, e che ricevette poi un crescente impulso, dapprima con l’emanazione della legge base della bonifica del 1933 e successivamente, nell’immediato dopoguerra, con la creazione della Cassa per il Mezzogiorno.